…MORRO’ PECORA NERA.

Sono la pecora nera della famiglia, atleticamente parlando.

L’omone non è solo un atleta, è un triatleta: nuota, corre, pedala ed ha un fisico bestiale.

Non sente dolore, nè stanchezza, niente freddo o caldo o noia: lui, semplicemente, VA.

Macina distanze che mi metterebbero ansia solo a farle in macchina. Torna dalla piscina fresco come una rosa dopo avere fatto tipo 5000 metri; non parliamo della bicicletta: se scoppiasse un incendio in casa sarebbe la prima cosa a cui penserebbe. Of course, la bicicletta (anzi le biciclette) stanno in casa. E poi corre alla maniera di  Forrest Gump. Per fermarlo deve essere sedato, da lontano, per esempio con una cerbottana e le freccette da rinoceronte.

La Princi invece, è una acrobata interdisciplinare. non saprei come definirla…

Pratica danza classica, da quest’anno è sulle punte, leggera, elegante, precisa.

E gioca a minibasket: nella squadra mista (maschi e femmine) di Campi ed in quella femminile di Prato. Rapida, accanita, un po’ selvatica. Soffre spesso di trance agonistica: non si accorge di sanguinare dal naso, di essere paonazza in volto, di ringhiare alle avversarie.

Poi esce dal campo e si ricompone, e torna ad essere la Princi: un po’ Sylphide, un po’ Arpia.

E poi ci sono io.

Più pigro di me in casa c’è solo il cane, e lo zerbino davanti alla porta.

Io proprio non sono capace. Ad esempio non ho solo paura dell’acqua: sono davvero ridicola. Ho uno stile mattone inimitabile: mi butti in acqua (non è un refuso, se non mi butta qualcuno, io non ci penso nemmeno) e vado giù in picchiata.

Con me non funziona nemmeno Archimede. Un corpo immerso nell’acqua, quando è il mio, affoga.

In bici a malapena me la cavo: la prima volta che ho agganciato il perno della scarpina sul pedale va da sè che non sono riuscita a sganciarlo in tempo e sono rovinata a terra, strada sterrata, bianca di sassolini. Una punizione divina per qualcosa che ho commesso altrove, in un tempo remoto, in un’altra vita.

Ma adesso basta! Mi sono detta. Compio quarant’anni, tutto cambierà!

Sai cosa? Omone, portami con te a correre.

Un delirio. QUARANTA MINUTI per fare quattro chilometri. Peggio di me solo Homer Simpson, e lo zerbino davanti alla porta.

Almeno, ingrati familiari che mi ritrovo, apprezzate lo sforzo.
Prima di dire “non ce la faccio più” ho aspettato di avere 206 battiti, non è uno scherzo. E’ mortale.

Invece loro due si alleano, e questa è la conversazione amabile di ieri sera a cena. SERPI.

“Sai Omone, oggi ho visto tizio, mi ha detto che ha ricominciato ad allenarsi dopo l’infortunio, ed era un po’ avvilito perchè ci ha messo più di un’ora per fare sei chilometri”

“SIE, icchè fa, va peggio di te?”

“…grazie, trovo molto confortante che tu mi utilizzi come termine di paragone negativo….”

“…no, ma, icchè c’entra…”

Interviene la piccola iena “…babbo, e io, quando siamo andati a corsa da casa all’ufficio della mamma e ritorno, quanto ci ho messo?”

…”no, vabbeh, Princi, ma te vai per forza meglio della mamma, sei allenata!”

“Se avete finito di prendermi per il culo, direi che io sono a posto”

“….”

“….”

Attimi di silenzio. Stanno addirittura per scoppiare a ridere, i due infamoni. Devo ASSOLUTAMENTE riguadagnare la mia posizione di membro indispensabile della famiglia. MOSTRI.

“…AH, SIIII?? SAPETE COSA? IO ORA VI LASCIO QUI E VADO VIA DI CASA! SCAPPO!”

La iena guarda l’Omone. Si mette le mani sui fianchi, sembra una scena di una sit com americana. CHE ODIO. Lo so che ora dice qualcosa. Ha imparato da me. Che orgoglio. Che rabbia! Infatti, carica. Prende la mira, inarcando il sopracciglio. E spara:

“…sì mamma, ok, scappi di casa. Magari a corsa, eh?”

ONE SHOT, ONE KILL.

Risate incontenibili dei  miei due (ex)familiari.

Mi ritiro a leccarmi le ferite.

Sgrunt.

Credo che non vi laverò più i panni.

Vi allenerete coi calzini sporchi, cari miei.