La magia del cameriere bizzarro ed il profumo dei tigli

Ha funzionato tutto alla perfezione:

la maschera all’argilla, il colore fai da te, anche se un po’ invece cola, e avevo una pelle morbidissima e profumata di crema.

E siamo andati a cena in quella trattoria vicina al teatro, e come tutte le volte in cui poi accade qualcosa di magico, il cameriere aveva qualcosa di bizzarro. E’ una formula ricorrente: camerierebizzarro=serataspeciale .

Nel senso che, per esempio, il primo capodanno che abbiamo passato insieme io e l’Omone -eravamo dei pischelli- siamo andati a cena in un ristorante a due passi dal centro di Firenze. Il cameriere aveva un vistoso cerotto in diagonale fra il naso e le sopracciglia, e non riuscivamo a smettere di ridere: come se non bastasse, all’arrivo della mezzanotte, canestro da tre punti col tappo dello spumante, preciso sul cerotto del cameriere. Tre punti di sutura, intendo.

Ecco, quella sera, oltre a ridere delle disgrazie altrui, ho avuto la percezione che mi stava capitando qualcosa di magico, che quel ragazzone che mi teneva la mano sarebbe diventato il mio Omone, che non avrei mai voluto cercare altri che lui. Ho sentito le campane, ho creduto di essere in un film, ho alzato il piede quando mi ha baciata sotto casa, credo anche che un osservatore esterno avrebbe potuto vedere un fascio di luce che ci illuminava, e una pioggia di petali.

Alfred Eisenstaedt 1945

E l’altra sera, alla trattoria vicino al teatro, prima del saggio di danza della Princi, il cameriere non aveva un filo di voce, bisognava sforzarsi di leggere il labiale, una situazione surreale in cui lui ci proponeva il vino della casa, e noi “gira la ruota, compro una vocale” e non mi sarei stupita di vedere entrare Denny de Vito, e di essere in una commedia americana.

E dovevamo sembrare davvero personaggi di una commedia americana, perché alla cassa il proprietario ci ha guardati e ci ha detto, come ci capita spesso:

“Scusate, stavo per parlarvi in inglese, non sembrate italiani!”

true-lies

E non capisco mai se è un complimento o un’offesa. Ma ultimamente, lo prendo più come un complimento.

E poi c’è stato il saggio della Princi.

Ho riso, ho pianto, ho sudato come preventivato come una fetta di pecorino al sole, ho avuto i crampi al sedere perché non c’è mai abbastanza spazio fra i sedili, ho tenuto la mano dell’Omone stretta stretta, e quando la Princi ha fatto i suoi passi da sola, farfalla bianca su quello sfondo nero, ho sentito di nuovo le campane, e lo stomaco ed il cuore farsi un tutt’uno in gola e rullare come Bonzo.

John_Bonham_1975

Tutto alla perfezione, io coi miei due amori grandissimi. E nella scena del finale, noi tre che ci allontaniamo ed io che dico:

“…senti che profumo, questi tigli…”